
C’è poco da fare: nonostante gli investimenti sulla banda ultra larga, la diffusione della fibra ottica in Italia continua a non decollare, come certifica uno studio presentato soltanto pochi giorni fa a Bruxelles dalla Commissione Europea e anticipato da Repubblica dal suo sito.
Avanti a rilento
Nonostante un deciso incremento negli ultimi anni, incentivato anche dalla partenza di piani destinati proprio ad allargare la diffusione della copertura della banda larga, questa infrastruttura continua dunque ad avere un passo lento: non solo l’Italia non recupera lo spazio rispetto agli altri Paesi europei, ma non si segnalano neppure grandi cambiamenti sul “convincimento” dell’utenza.
Pochi abbonati
Guardando i dati del report, infatti, si scopre che gli abbonamenti in fibra nel nostro Paese avanzano molto lentamente: nell’ultimo è sì praticamente raddoppiata la quota di famiglie che hanno sottoscritto un contratto per questa tecnologia, ma il totale sfiora “solo” le tre milioni di utenze, mentre la disponibilità è decisamente più elevata. In termini pratici, risulta abbonato solamente il 12 per cento delle persone concretamente raggiunte da una rete in fibra, come rivelato sempre dall’articolo di Repubblica.
Meglio le alternative alla fibra
Considerando che gli analisti internazionali sostengono che gli operatori necessitano di un tasso di adozione di almeno il 30 per cento per ottenere un ritorno sugli investimenti, si capisce che la situazione è piuttosto critica. A sottrarre utenti e abbonamenti alla rete in fibra è anche la forza delle alternative per l’accesso a Internet, che anzi in Italia sembrano essere anche più efficienti e in grado di raggiungere persino territori piccoli e isolati: è il caso di Eolo, che con la sua offerta Internet Adsl casa ha sposato proprio la battaglia al digital divide, consentendo di navigare ad alta velocità grazie a un sistema radio wireless.
Cenerentola d’Europa
L’aggiornamento ufficiale della comparativa europea messo a punto dai tecnici di Bruxelles entra nel dettaglio degli investimenti fatti dagli operatori negli ultimi anni: ad oggi, la fibra con velocità di almeno 30 Megabit raggiunge circa il 72 per cento della popolazione italiana, mentre cinque anni fa non arrivava neppure al 14 per cento. Un risultato importante, ma ancora insufficiente se paragonato alla media europea, che oggi è del 76 per cento.
Tra gli ultimi in UE
L’accelerazione comunque c’è stata, trainata come detto dagli investimenti nazionali che hanno di fatto rilanciato le operazioni delle telco, che per anni avevano chiuso i “rubinetti” sul versante innovazione. E così, il combinato di fondi pubblici europei e di reti in fibra Vdsl2 (fibra ottica fino agli armadi stradali) hanno consentito al nostro Paese di incrementare sensibilmente la popolazione coperta, superando ancora la Francia, pur restando relegati ai margini della classifica europea, al 26esimo posto su 31.
La fibra ottica non sfonda
Lo studio Ue sottolinea anche che la parte più consistente della copertura lungo lo Stivale è realizzata tramite Vdsl2, un dato superiore alla media europea; al contrario, la tecnologia attualmente più all’avanguardia, la fibra ottica fino alle case o palazzi (che garantisce velocità a 1 Gigabit e oltre) riguarda solo il 2,7 per cento degli edifici civici italiani. A complicare ulteriormente le cose c’è il fatto che le previsioni di investimento stanno rallentando, e quindi è ipotizzabile che al 2020 ci saranno ancora numerosi italiani senza fibra ottica.