Nella mia vita ho letto un numero di manga davvero impressionante. Da quando ho dodici anni sfoglio in modo famelico le pagine dei fumetti giapponesi e guardo ore e ore di anime al giorno. Ho letto centinaia di manga diversi: shonen, seinen, shojo. Eppure, fra tutti, ce ne è uno che porto particolarmente nel cuore, ed è Naruto. Il volume 18 di Naruto è stato il primo manga che abbia mai comprato e da quel giorno il fumetto di Masashi Kishimoto non ha mai spesso di far parte della mia vita.

La storia narrata dal mangaka ha influenzato i libri che sto scrivendo e mi ha aperto le porte di un mondo incantevole. Le pagine di Naruto mi hanno emozionato: mi hanno fatto piangere, ridere e soffrire. Sono cresciuto leggendo questo splendido shonen e parte di quello che sono lo devo all’autore. Sulla mia libreria spicca la serie completa di Naruto, le carte da gioco dedicate al manga, le action figures, il coprifronte del villaggio della Foglia, un anello dell’organizzazione Alba. Ho una collezione enorme dedicata a quello che considero uno dei migliori manga di sempre. Credo davvero che Naruto sarebbe potuto diventare il manga shonen più bello e per me lo è davvero, nonostante i tanti problemi.

Assieme a te vorrei ripercorrere la storia di Naruto e commentare questa serie manga e anime che ha fatto la storia e emozionato milioni di lettori in tutto il mondo!

Genesi del manga

Kishimoto, in seguito alla vittoria del noto premio Hot Step con la one shot Karakuri, fu preso da diversi dubbi. Il mangaka iniziò infatti a dubitare di voler creare un manga così pieno di combattimenti e decise di rimettere mano alla storia, cambiando intreccio e scrivendo una storia attraverso la quale potesse approfondire il tema della fiducia. Nel 1997 venne così pubblicato, su Akamaru Jump, il capitolo autoconclusivo Naruto, una one shot di un manga fantasy incentrato su di una piccola volpe a nove code capace di assumere le sembianze di un ragazzo. Masashi Kishimoto caratterizzo Naruto in modo tale che il personaggio ne rispecchiasse alcuni tratti, come l’amore per il ramen e la condivisione di un grande sogno difficilmente realizzabile. Quella breve storia, così diversa da quella che oggi conosciamo, riscosse un successo enorme grazie al quale l’autore poté trasformarla in serie regolare. Kishimoto, però, prima di serializzare la serie cambiò grossomodo ogni elemento del manga, in modo tale da rendere più facile al lettore l’immedesimazione nel personaggio di Naruto. Invertì così le due forme della Volpe e del Naruto della one shot rimase soltanto il carattere. Scelse anche di togliergli gli occhiali, sostituendoli con il noto coprifronte, elemento che gli permetteva di risparmiare molto più tempo in fase di disegno.

Il mondo di Naruto prende forma

Naruto volume 1Una dei primi elementi del manga ad essere disegnato fu Kurama, la Volpe a Nove Code, che Kishimoto realizzò in un bozzetto prima di procedere con il world building. Quando iniziò a riflettere sulla geografia e il mondo che avrebbe dovuto fare da sfondo ala sua storia decise di permearlo con tutti gli stereotipi che hanno gli occidentali nei confronti del Giappone. Prese così forma un mondo fantasy ambientato in un’epoca medievale e incentrata sui Cinque grandi Paesi ninja: il Paese del Fuoco (ospitante il Villaggio della Foglia), il Paese del Vento (ospitante il Villaggio della Sabbia), il Paese del Fulmine (ospitante il Villaggio della Nuvola), il Paese della Terra (ospitante il Villaggio della Roccia) e il Paese dell’Acqua (ospitante il Villaggio della Nebbia).

Assieme alla geografia, Kishimoto creò una serie di regole ed elementi caratteristici del mondo e delle istituzioni dei vari Paesi. Primo aspetto del suo mondo è la presenza dei ninja, o shinobi, ovvero persone in grado di utilizzare il chakra, una forma di energia generata dall’unione di quella fisica presente nelle cellule e quella spirituale acquisita con l’esperienza e l’allenamento. Creo poi i gradi ninja: genin, chunin e jonin e le diverse arti ninja, ognuna delle quali dava accesso a diverse tecniche ninja. Le tre arti principali sono:

  • i taijutsu, ovvero le arti marziali, nelle qualiil chakra viene usato per potenziare i propri colpi fisici e la resistenza del corpo dell’utilizzatore
  • i ninjutsu, ovvero le arti magiche, nelle quali il chakra viene utilizzato per plasmare i cinque elementi e creare potenti tecniche magiche
  • i genjutsu, ovvero le arti illusorie, attraverso il quale un ninja può introdurre il proprio chakra nell’avversario per procurargli allucinazioni e alterare il suo senso della realtà.

Assieme ad esse creò le abilità innate (kekkei genkai), tecniche il cui apprendimento è impossibile e che possono essere trasmesse soltanto per via genetica, come lo Sharingan e il Byakugan, due arti oculari, oppure lo Yoton (arte della lava) di Mei Terumi, la Quinta Mizukage, o lo Hyoton (arte del ghiaccio) di Haku.

Da manga di successo a anime cult

Il primo takobon di Naruto, manga scritto e illustrato da Masashi Kishimoto (autore prima di Karakuri e poi di Samurai 8: La leggenda di Hachimaru), uscì così il 4 ottobre 1999. La sua serializzazione continuò sulla rivista Weekly Shōnen Jump di Shūeisha per 15 anni, fino al novembre 2014. 72 volumi, editi dall’etichetta Jump Comics e distribuiti in Italia da Planet Manga, raccolgono i 700 capitoli.

In seguito all’enorme successo del fumetto, il terzo manga più venduto al mondo con oltre 250 milioni di copie (dietro soltanto a One Piece e Dragon Ball), vennero tratte due serie anime prodotte dalla Pierrot e mandate in onda su TV Tokyo.

  • Naruto, la prima serie, è composta da 220 episodi che raccontano i fatti avvenuti nei primi 27 albi
  • Naruto: Shippuden, la seconda, è l’adattamento dal volume 28 al 72.

Il manga è stato trasposto anche in diversi romanzi, OAV, 11 film, vari giochi di carte collezionabili e videogiochi, come la serie Ultimate Ninja e Jump Force.

Anime Naruto

La storia di Naruto e il suo carico emotivo

La serie narra le vicende di Naruto Uzumaki, un giovane ninja del villaggio della Foglia alle prese con il suo sogno irrealizzabile: diventare Hokage, il Capo-villaggio, in modo tale che gli abitanti del villaggio ne riconoscano il valore.

Eppure Naruto è un ninja orfano, mediocre, incapace di apprendere anche le tecniche Ninja più semplice e emarginato da tutti. Il protagonista cerca di attirare su di sé l’attenzione con gesti stupidi e infantili, guardando con occhi lucidi ai genitori dei suoi coetanei. Illuso dalle parole di Mizuki, un ninja traditore, Naruto sarà portato a rubare una pergamena nella quale è custodita una delle tecniche proibite. La forza di volontà del giovane protagonista ci verrà mostrata in tutto il suo vigore, grazie al quale riuscirà ad apprendere in una notte soltanto la Tecnica Superiore della Moltiplicazione del Corpo. Quella notte stessa la userà per salvare Iruka, il suo sensei, ed essere promosso all’Accademia Ninja. Da qui in avanti la storia inizierà davvero e fin dalla prima missione del Gruppo 7, composto da Naruto Uzumaki, Sakura Haruno e Sasuke Uchiha e capitanata da Kakashi Hatake, comprenderemo la complessità dei temi affrontati dall’autore e la loro potenza emotiva. La mini saga legata a Zabusa e Haku, infatti, si tinge subito di un’atmosfera cupa e sanguinosa immergendo i protagonisti in una realtà terribile, fredda e pericolosa. Le prime lacrime vengono versate, ma anche i primi combattimenti emozionanti vengono raccontati attraverso gli splendidi disegni, sempre nitidi e molto dinamici.

I combattimenti di Naruto sono fra i più belli mai disegnati. Gli scontri coreografici sempre chiari e illustrati divinamente hanno dato vita ad alcune delle scene più spettacolari, come al combattimento fra Obito e Kakashi, fra Itachi e Sasuke e, soprattutto, fra Naruto e Pain. Tutti i combattimenti, però, portavano con loro molto altro. Ognuno di essi portava in scena un tema diverso affrontato fra il bilanciamento dei combattimenti e dei dialoghi intensi.

Ma è la storia ad essere davvero spettacolare. Perché Naruto racconta l’amicizia, il dolore, la solitudine e la crescita in modo sublime, intenso e profondo. L’autore racconta come l’amore e l’amicizia possano salvare e cambiare le persone, come Naruto fa con Gaara, che da crudele antagonista si trasformerà in amico e alleato che condivide gli stessi valori. La trama di Naruto ci regala inoltre alcuni degli archi narrativi più intriganti e alcuni plot twist spacca-testa, come lo sterminio degli Uchiha da parte di Itachi, la morte di Asuma e il suicidio di Sakumo Hatake.

Uno shonen che superava i cliché del genere

Spesso viene preso in giro Naruto per il suo Talk talk no jutsu, un termine che fan e detrattori del manga hanno inventato per rappresentare la tendenza del protagonista di concludere i combattimenti ninja attraverso la via del dialogo. Proprio in questa sua abilità risiede invece la sua forza più grande, nonché uno degli aspetti più originali e potenti del manga di Kishimoto. Nessuno si aspetterebbe dal protagonista di uno shonen un comportamento simile. Personaggi come Goku, Rufy o Ichigo non si fermerebbero mai a parlare e a provare a cercare una via diversa dal combattimento, una via più pacifica basata sul dialogo.

Naruto, invece, anche quando incontra avversari che hanno letteralmente spazzato via il suo villaggio e ucciso due dei suoi Maestri (Jiraya e Kakashi) tenta di fermarne l’odio e il dolore con il dialogo. E ci riesce.

Tanti, splendidi personaggi

Kishimoto è stato in grado di creare un mondo dalle regole e dai luoghi intriganti e una storia emozionante in grado di spaziare abilmente dai toni più comici a quelli drammatici. Tutto questo è stato in grado di farlo attraverso i personaggi di Naruto, splendidamente raccontati e caratterizzati. Il carico emotivo viene infatti trasmesso grazie alle spettacolari azioni e ai dialoghi comici o strappalacrime dei tanti protagonisti primari e secondari del manga.

L’autore ha disseminato il manga con alcuni piccoli gesti che ci aiutano ad apprezzare ancora di più i personaggi. Ne sono un esempio il momento in cui Naruto afferra sconvolto il lembo della veste di Kakashi davanti ai corpi esanime di Zabusa e Kaku, il gelato spezzato da Jiraya e poi ripreso da Iruka e quando Kakashi compare a raccogliere un Naruto esausto dopo lo scontro con Pain/Nagato. Il mangaka ci regala alcuni personaggi davvero spettacolari, tutti contraddistinti da un intenso background e da una crescita coerente che ne giustifica le azioni. Personaggi come Itachi, Nagato, Gaara e Shisui rappresentano alcuni esempi lampanti di come si scrive in modo perfetto un personaggio.

Personaggi di Naruto

Peccato, invece, per i personaggi femminili di Naruto, decisamente sottotono rispetto la controparte maschile. Ben poche, infatti, sono le ninja che si distinguono nel manga/anime, anche a colpa di un malcelato maschilismo dell’autore. La stessa Sakura, una delle tre protagoniste, è riconosciuta come uno dei personaggi più inutili e fastidiosi il cui impatto nella serie è davvero nullo, tanto da vederla apparire come casalinga nell’ultimo capitolo del manga.

Naruto Uzumaki: il personaggio con cui sono cresciuto

E non dimentichiamoci di lui, del protagonista. Naruto è uno degli esempi migliori di caratterizzazione e crescita di un personaggio. In lui riusciamo subito ad immedesimarci e grazie all’autore ne comprendiamo il dolore. I valori che Naruto decanta e il suo carattere testardo lo rendono un personaggio coraggioso, amabile e pronto a fare qualsiasi cosa per chi ama. I grandi traumi subiti, la solitudine che ha avvolto la sua infanzia, il disprezzo dei suoi compaesani avrebbero potuto trasformarlo nel villain perfetto, in un concentrato di odio e disprezzo. Naruto invece affronta la sua parte più buia e con una grande forza di volontà la supera. Lui è il personaggio che cerca di portare la luce anche nel cuore più gelido e divorato dall’odio: perché lui quei pensieri li capisce più di tutti.

Fra errori e delusioni

Tante piccole cose, alla fine, non hanno funzionato in Naruto. Chiunque abbia amato il manga, o l’anime, ha avuto la sensazione che dopo Pain qualcosa non funzionasse più. Gran parte degli errori e delle incoerenze del fumetto sono raggruppate negli ultimi volumi, ma anche prima troviamo alcune scelte non molto apprezzabili.

La prima è legata alla stretta connessione e al rapporto di amicizia fra Sasuke Uchiha e Naruto Uzumaki. Il loro rapporto è una delle principali storyline e gran parte della serie è incentrata sui tentativi di Naruto di riavvicinarsi all’amico, che considera la prima persona che l’abbia trattato come tale. Eppure noi tutti sappiamo che il vero migliore amico di Naruto è qualcun altro, un ninja che gli è sempre stato amico, fin da quando tutti lo disprezzavano e allontanavano: Shikamaru Nara. Questo personaggio svogliato e dall’incredibile intelligenza è stato suo amico fin dalle prime pagine del fumetto e per lui c’è sempre stato, come alla morte del Maestro Jiraya. Quello di Shikamaru è un rapporto simile a quello fra Zoro e Rufy. Il ninja, infatti, si fida ciecamente di Naruto e riversa su di lui le speranze, sicuro che il ragazzo riuscirà a raggiungere i propri sogni.

Un finale non all’altezza

Masashi Kishimoto mostra ancora una volta come uno dei principali problemi dei mangaka, soprattutto attuali, sia l’incapacità di creare un finale all’altezza delle aspettative e coerente con tutto quello che è stato raccontato nella serie.

Man mano che leggevamo gli ultimi capitoli ci imbattevamo nei tipici cliché shonen che l’autore era riuscito ad allontanare o raccontare in modo differente. Da Madara a Kaguya, l’ultimo antagonista di Naruto Shippuden, i personaggi principali ricevono continui power up ingiustificati che aumentano da un momento all’altro il loro potere in modo esponenziale. Nelle ultime pagine sembra quasi percepire i dubbi di Kishimoto su come fermare Madara e dare una fine giusta al manga.

Ma sono gli ultimi capitoli a deludere davvero. La loro lettura lascia l’amaro in bocca e conferma il tracollo qualitativo dell’opera, soprattutto dal punto di vista narrativo. Le continue scelte e pieghe incoerenti che prendono gli ultimi volumi si concludono in una serie di eventi forzati, privi di logica e contraddistinti da buchi narrativi e cliché.

Finale Naruto

Negli ultimi due capitoli, Kishimoto ci presenta un Villaggio della Foglia completamente diverso da quello che ci aveva abituati. Il legno lascia spazio al cemento e i tipici tratti medievali sembrano sparire in favore di una ingiustificata svolta tecnologica. E così ci ritroviamo davanti ad un Naruto Hokage che invece di scrivere sulle pergamene utilizza un computer. Così cambiano anche gli insegnanti, le cui dotazioni ora prevedono protesi robotiche. Una scelta che disorienta e che il lettore non riesce a giustificarsi.

Qualcosa di peggiore, però, succede nelle ultime pagine. Quello che è davvero imperdonabile, un illogico controsenso che stona terribilmente con quello che è sempre stato il manga, e la svolta di Naruto, che diventa un genitore freddo, assente e sempre occupato a lavorare. E come possiamo immaginare un Naruto così distante dalla figura dei genitori che ha sempre sognato di avere? Fin dalle prime pagine il protagonista dimostra il suo desiderio di famiglia e poi, quando finalmente ne ottiene una, se ne allontana, ingiustificatamente. E vi vedreste poi Naruto oberato di lavoro a compilare scartoffie? No, non è questo il personaggi che abbiamo amato e al quale Kishimoto ci ha abituato. E così anche Sasuke, la cui prima cosa che fa dopo aver messo su famiglia è andarsene lontano e viaggiare.

Una storia che non smetterò di amare

Certo Naruto non è perfetto. Abbiamo visto i suoi difetti, disseminati soprattutto negli ultimi takobon, e Kishimoto avrebbe potuto darci un finale migliore, nonché un seguito più coerente e apprezzabile di quel mezzo disastro che è Boruto. Questo, però, non ci impedisce di continuare ad amare Naruto e i tanti valori che in esso vengono raccontati. Alcune scene del manga rimarranno impresse nel nostro cuore e ci è impossibile non emozionarci rileggendole o rivedendole. Il mangaka ha creato un mondo immaginario fantastico che abbiamo imparato a conoscere volume dopo volume e ha scritto alcune delle scene più toccanti e drammatiche. Alcuni dei villain meglio scritti nella storia dei manga sono di Naruto, come Pain, e così alcuni dei migliori personaggi, da Itachi a Naruto stesso. Scene come la comparsa di Naruto a Konoha in modalità eremitica, la vendetta di Shikamaru nei confronti di Hidan, la battaglia fra Sasuke e Itachi e il commovente dialogo strappalacrime fra Naruto e Kushina Uzumaki, la madre, rimarranno per sempre nel nostro cuore.

Grazie Maestro Kishimoto.

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Gianluca Fiamma
Fingo di non aver compiuto trent'anni da un po'. Da oltre dieci anni racconto il mondo nerd ed esploro la cultura POP. Ho studiato narratologia e sceneggiatura e sono un appassionato di giochi da tavolo. Lavoro come blogger e marketer per diverse realtà internazionali.
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