Mi accorgo di avere sempre più un problema rispetto alle nuove serie televisive/miniserie della squadra Marvel/Disney+. Con loro ho un rapporto di amore e odio, determinato dall’incredibile variabilità della loro produzione. Per ogni serie notevole (Loki e WandaVision) ne abbiamo altrettante di discutibili (The Falcon and the Winter Soldier e Moon Knight), ma anche i prodotti più validi non bastano a non farmi chiedere più la ragione che porti la Marvel a creare queste miniserie, spesso diluite ai limiti dell’omeopatia. E Ms. Marvel è l’ennesimo esempio perfetto che alimenta questo mio dubbio esistenziale e questo fastidio rispetto a un prodotto di cui, personalmente, il mercato e gli spettatori non hanno alcun bisogno: non se realizzato in modo così raffazzonato e tirato all’inverosimile.

Parliamoci chiaro. Mentre scrivo queste parole, la serie su Kamala Khan, giovane sedicenne pachistana che veste l’uniforme di Ms. Marvel, personaggio a cui sarà riservato un ruolo di punta all’interno del prossimo The Marvels (in cui farà squadra con Captain Marvel e, molto probabilmente, Monica Rambeau), è divenuta la produzione Marvel con il miglior punteggio di sempre su Rotten Tomatoes. “La serie Disney dell’anno” intitolano alcuni magazine online, additandola, senza alcun remore, come la migliore serie Marvel dell’anno. Su Rotten Tomatoes la troviamo al 98% di consensi rispetto alla critica, 2 punti percentuale in più rispetto a WandaVision, per quanto IMDb restituisca un ben più credibile rating di 6,2/10. E io fatico sempre di più a comprendere il parere generale del pubblico, al quale sono sempre più disallineato.

Kamala Khan Ms Marvel

Perché per me Ms. Marvel è un buco nell’acqua totale, uno spreco di tempo, una sofferente noia che ci costringe a sorbirci sei episodi vuoti e dalla trama diluita per letteralmente quindici secondi di felicità inseriti alla fine dell’ultimo episodio. E mi dispiace, ma è tutto qui. E non perché io sia troppo distante dal target di riferimento, per quanto sia naturalmente composto da bambini e ragazzi con la metà dei miei anni (sembra un prodotto Disney Channel). La ragione è che è un prodotto sbagliato, mal realizzato e inserito in un formato, quello della serie televisiva, che non gli permette di brillare. La durata dell’intera serie corrisponde a circa 289 minuti, ovvero quasi 5 ore. Il problema è che a livello narrativo si sarebbe potuto giustificare un prodotto da un’ora e mezza al massimo, magari due. Lo sviluppo della storia e la sceneggiatura, infatti, non prevedono elementi sufficienti a giustificare un qualcosa di così lungo. Non c’è proprio la sostanza. La dimostrazione è sotto agli occhi di tutti: guardando il primo e l’ultimo episodio, non si perderà alcun elemento narrativo importante per la storia di Ms. Marvel. Tutto è riassumibile in due episodi: questo è lo spazio che avrebbe meritato il prodotto.

E sapete qual è il problema? Che la serie aveva un potenziale enorme!

Iman Vellani è simpatica e si è comportata più che egregiamente nelle vesti di Kamala Khan, interpretando piuttosto bene un eroe teenager alle prese con i tumulti e le difficoltà adolescenziali che questo può comportare. La stessa Ms. Marvel rivestiva da sola un grande potenziale, interamente giustificato dalle abilità del personaggio, che offrivano l’opportunità di creare scontri tanto spettacolari quanto divertenti e scene davvero piacevoli, di cui invece non vi è stata nemmeno l’ombra. Ma, soprattutto, la miniserie Marvel vantava un primo episodio notevole, una flebile speranza che è subito stata infranta.

miniserie Ms Marvel

Il debutto è stato piuttosto forte. A parte qualche piccolo inciampo, “Generation Why” funziona benissimo. La puntata è leggera, giovane, fresca e davvero piacevole. A livello narrativo, tutto funziona alla perfezione, grazie alla scrittura di Bisha K. Ali, ideatore stesso della serie. Nulla di particolarmente originale, questo va detto, ma un primo episodio valido e ben realizzato che ben introduce un nuovo eroe. A funzionare ancora meglio, la regia di Adil El Arbi e Bilall Fallah, che dava un tocco originale alla serie e la rendeva splendidamente adeguata a un pubblico di giovani caratterizzato da gravi deficit di attenzione. Ispirarsi a Spider-Man: Into the Spider-Verse è stata senza dubbio la scelta più brillante della serie, perché permetteva di godersi un prodotto anche per le sue scelte registiche e di animazione, oltre che per la scrittura. Ma l’ispirazione è durata giusto il tempo necessaria per illuderci, perché dalla seconda puntata in poi non si è più visto alcuna scintilla di rilievo nella direzione della serie.

La presenza di un personaggio musulmano ha dato, inoltre, la possibilità di raccontare una cultura diversa, ma anche qui la sceneggiatura non ha brillato. I membri della famiglia, infatti, sono troppo caricaturizzati e poco aderenti alla realtà e la narrazione della cultura riveste un ruolo secondario e confuso. La gestione del quadretto familiare è fra gli elementi più deboli della storia, soprattutto per il personaggio di Muneeba Khan, madre di Kamala, i cui cambi di umore, pensiero e morale sono fin troppo repentini e ingiustificati.

Al brodo allungato andiamo poi ad aggiungere una buona spolverata di cliché, un triangolo amoroso, che ci sta sempre bene, una grossa manciata di personaggi dal quoziente intellettivo negativo, villain da film di categoria C e scontri privi di immaginazione.

Non posso che concludere questa ben poco lusinghiera recensione ponendovi una domanda che mi affligge ormai da diversi giorni: c’era davvero bisogno della serie televisiva su Ms. Marvel?

Credo proprio di no.

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Gianluca Fiamma
Fingo di non aver compiuto trent'anni da un po'. Da oltre dieci anni racconto il mondo nerd ed esploro la cultura POP. Ho studiato narratologia e sceneggiatura e sono un appassionato di giochi da tavolo. Lavoro come blogger e marketer per diverse realtà internazionali.

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