Ci sono film per cui il primo giudizio rimane immutabile nel tempo, indipendentemente dal numero di visioni. Altri, invece, devono sedimentare, essere ascoltati e capiti. Encanto si posiziona esattamente in mezzo a queste due tipologie di pellicole. Per quanto, infatti, sia convinto del mio giudizio a caldo, quello elaborato durante la visione del film e una volta uscito dal cinema, e che vede il film una delle pellicole più mediocri della Disney, una parte di me continua a rivalutarne alcuni aspetti, come la colonna sonora e la bellezza dei contenuti portati in scena.

C’è da dire che Encanto inizia male, ma male davvero.

Non serve aver studiato narrativa o cinematografia per sapere quanto sono importanti i primi minuti di un film, come lo sono le prime pagine di un libro. L’incipit, l’inizio della storia, riveste un ruolo fondamentale. I primi minuti di pellicola sono quelli che determinano la predisposizione dello spettatore alla visione. Il minutaggio iniziale può creare interesse, stupore, noia, mistero. Quello di Encanto, invece, crea un senso di disagio acuto, nonché il desiderio repentino di mandare avanti veloce o mettere in mute il film. Questo a causa di una prima canzone (La famiglia Madrigal) completamente fuori dagli standard Disney, una canzoncina mal riuscita da studio amatoriale che ha dell’imbarazzante. Mal riuscita tanto nella versione italiana quanto quella inglese, tanto nel testo quanto nella musica.

Encanto recensione

Musicalmente, però, Encanto si riprende, seppur parzialmente. Dopo un pessimo inizio, ci sorprende con qualche bella canzoncina e sonorità mai esplorate prima in un film Disney. Molte canzoni, infatti, rompono i classici schemi dell’animazione Disney e sperimentano con sonorità più pop, come La pressione sale, cantata da Alessia Amendola (sì, la figlia di Claudio).

Fra tutte le canzoni della colonna sonora la più bella è senza dubbio Non si nomina Bruno, una canzone che già al primo ascolto non si può non canticchiare. Niente male anche Cos’altro Farò?, cantata da Diana del Bufalo e Margherita de Risi, tanto bella sia per le musiche che per il testo, significativo e importante.

Ma se le canzoni, nel complesso, sono sufficienti, la storia che viene ricamata è invece deludente e mal raccontata. Encanto risulta così banale, mal sviluppato e privo di senso. La sceneggiatura vacilla e così la struttura della trama, mandata avanti come un’avventura grafica di serie B le cui scelte non influenzano in alcun modo la storia raccontata.

Eppure, visivamente Encanto è uno spettacolo.

La cura per i disegni, le animazioni e il character design emerge con forza. Le animazioni sono spettacolari, a passo con i tempi, e ci fanno dimenticare la mediocrità di Luca, la cui qualità artistica era risibile. Ed è un peccato, un vero peccato, che abbiano investito così tante risorse per produrre un film dimenticabile, fra i più brutti della Walt Disney.

Va anche detto, però, che non è tutto da buttare. Casita è una splendida intuizione, un elemento fantasy divertente, visivamente piacevole e allegro che funziona meglio di tante spalle comiche (tipo Olaf) strampalate e zoppe. Quanto colpisce di più è però il messaggio e il modo di raccontarlo attraverso personaggi e punti di vista differenti. La famiglia, infatti, in realtà è soltanto il secondo dei valori che Encanto racconta. Il film, in realtà, si concentra sull’inadeguatezza delle nuove generazioni, un tema splendido di cui si sente tanto il bisogno di parlare. Le nuove leve della famiglia Madrigal mostrano tutte le proprie insicurezze, il loro sentirsi inadatte alla vita che altri hanno scelto per loro, ma anche l’riappropriazione di sé. Un argomento generazionale molto forte e ben trattato, soprattutto nella canzone di Luisa.

Mirabel Madrigal Encanto

Encanto è un film di passaggio. È un esperimento, un tentativo di portare un po’ di novità, di parlare a generazioni diverse, che cercano qualcosa di diverso. E in quest’ottica, una storia povera, debole di belle pensate, potrebbe essere più che sufficiente, non essendoci più una cultura della storia, della narrativa. Televisione, cinema e app di streaming hanno abituato gli spettatori a produzioni che mettono in secondo piano, se non in terzo, la storia. E Encanto fa lo stesso.

Farà bene, farà male?

Per noi ha fatto male.

O, forse, stiamo ormai diventando troppo vecchi per un film della Disney. Un film nuovo, che parla a generazioni nuove, con nuovi stili.

Può essere, non lo neghiamo, ma il film, per conto nostro, rimane una delle peggiori pellicole Disney di sempre. Passo e chiudo.

RASSEGNA PANORAMICA
Colonna sonora
Sceneggiatura
Storia
Animazione
Personaggi
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Gianluca Fiamma
Fingo di non aver compiuto trent'anni da un po'. Da oltre dieci anni racconto il mondo nerd ed esploro la cultura POP. Ho studiato narratologia e sceneggiatura e sono un appassionato di giochi da tavolo. Lavoro come blogger e marketer per diverse realtà internazionali.
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