Finalmente, dopo 6 lunghi anni dal conclamato successo di Frozen – Il regno di giacchio, è arrivato nelle sale cinematografiche Frozen 2 – Il Regno di Arendelle, sequel di una delle pellicole Disney più amate degli ultimi anni. L’interesse per Frozen II è sempre stato alle stelle, come possono confermare le tante indiscrezioni, teorie e comunicazioni ufficiali e ufficiose che in questi anni ci hanno accompagnato fino all’uscita del secondo film.

Durante questa lunga attesa ne abbiamo sentite di tutti i colori: da una parte c’era chi voleva Elsa, personaggio rivoluzionario nell’universo Disney, come prima principessa Disney lesbica (come chiedeva a gran voce l’hastag #GiveElsaAGirlfriend), da un’altra chi ne dava per certa la sua morte.

Ma cos’è stato veramente Frozen 2? Ha soddisfatto le attese dei milioni di fan che da anni non aspettavano altro che vedere il ritorno di Elsa e Anna e dei loro simpatici e fedeli compagni Kristoff, Olaf e Sven?

Tanto potenziale in una scrittura incostante

Fin dai primi minuti è chiaro come l’intento di Jennifer Lee, regista e scrittrice di entrambi i Frozen, sia quello di creare una pellicola più cupa, adulta e ambiziosa, che sappia rivolgersi ad un pubblico di bambini senza però andare ad annoiare il pubblico più adulto. Le atmosfere si fanno più dark e le scene comiche, sempre meno frequenti in questo sequel, servono proprio a spezzare la cupezza della trama e i momenti più riflessivi in cui emergono i dubbi delle protagoniste. Ancora una volta la storia è legata alla vera protagonista, Elsa, e l’intero film cerca di svelare i tanti dubbi e le curiosità lasciate aperte nel prequel.

Perché Elsa è l’unica umana ad avere dei poteri magici? I loro genitori, la Regina Iduna e Re Agnarr, sono davvero morti nel mare del Sud?

Frozen 2 recensione

Sono questi gli interrogativi che faranno partire Elsa, Anna, Kristoff, Ofal e Sven per un viaggio verso l’ignoto alla ricerca della verità. Il loro cammino sarà disseminato da ostacoli. Non solo il luogo incantato dove si stanno recando nasconde creature dagli immensi poteri che tenteranno di fermarne il viaggio, ma ogni personaggio dovrà affrontare anche i propri dubbi e le proprie sfide personali.

Ma se sulla carta ci troviamo davanti ad una trama interessante e dal grande potenziale narrativo e immaginifico, ci dobbiamo purtroppo scontrare con una realtà ben distante. Sì perché Jennifer Lee, per quanto ambiziosa, questa volta scivola su di una sceneggiatura dalla scrittura incostante e affaticata che procede per forzature un po’ indigeste. Ci troviamo così immersi in un film dalle ambientazioni spettacolari dove però le singole azioni sono giustificate da elementi molto tirati e poco credibili, che deludono lo spettatore. Sembra quasi che l’autrice avesse ben chiaro dove andare a parare, ma non sapesse come farlo. Il film, per fortuna, si riprende verso la fine, grazie ad un’Elsa spettacolare e carismatica e ad un finale perfetto che stride con la qualità mediocre della restante pellicola.

Frozen II Il segreto di Arendelle recensione

Il finale, infatti, racchiude alla perfezione tutto ciò che è Frozen e quello che si stava creando fin dal primo titolo. Uno dei pochi elementi non banali e scontati di questa pellicola.

Viva le principesse eroine, ma per il resto…

Non c’è dubbio che le principesse di Arendelle abbiano più dell’eroina che della tipica principessa Disney, Elsa in primis, e questo non può che rendere ancor più apprezzabile un film che punta ad essere rivoluzionario e a stravolgere il concetto stesso di principessa disneyana. A tratti sembra quasi di essere davanti ad un film di casa Marvel più che di casa Disney, ma ormai il confine è alquanto labile. E se Jennifer Lee ha un pregio, in questo film, è proprio quello di essere riuscita a gestire in modo eccezionale le sue due protagoniste. Elsa e Anna sono più diverse che mai in Frozen II e rappresentano due forme di eroismo differenti ed uguali. Da una parte abbiamo Elsa, la quale, in virtù dei propri poteri, deve affrontare sfide impensabili e pericolose e i dubbi sulla propria felicità e realizzazione, e dall’altra Anna, una semplice donna il cui cammino è ancora più complesso e faticoso. Ma entrambe lottano per la stessa cosa: fare la cosa giusta, un passo alla volta.

Peccato, però, che la scrittrice sembra essersi dimenticata degli altri personaggi, relegati nell’ombra e mal gestiti. Simpatica quanto banale e già vista la parte di Kristoff, il cui minutaggio è qui ridotto all’osso, per dare spazio invece alle due eroine. Il personaggio che in Frozen Il Segreto di Arendelle è certamente cambiato di più è Olaf, il simpatico pupazzo di neve non più tanto simpatico in questo sequel. Olaf ha il ruolo di macchietta comica, di smorzatore delle atmosfere cupe, ma il suo umorismo non-sense e la sua scrittura non lo rendono un personaggio apprezzabile in questo secondo film nel quale avremmo fatto piacevolmente a meno di averlo, se non per qualche simpatico siparietto.

Ma è Elsa il cuore di Frozen

Ancora di più che ne “Il Regno di Giacchio”, in “Il Segreto di Arendelle” emerge chiaro come la colonna portante e la vera protagonista del film sia Elsa (nonostante la crescita di Anna scritta in modo encomiabile). Non soltanto è il meccanismo attorno al quale gira la storia, ma è anche il personaggio che più la porta avanti. L’intero Frozen 2 è un inno ad Elsa, alla sua forza, ai suoi poteri, alle sue scelte e al suo carisma. Proprio nel finale viene resa evidente l’intenzione della regista: quella di creare un’eroina destinata ad essere molto più che una semplice regina. Perché Elsa è bella così: da sola, svincolata da quelli che sono i preconcetti rivolti ad una protagonista donna.

Frozen 2 Elsa

Jennifer Lee voleva mostrare come una donna può essere forte e realizzata senza dover scegliere alcun uomo al suo fianco, ma come può esserlo anche scegliendo di sposarsi, senza per questo dover rinunciare a sé stessa e alla propria forza. Non esiste una donna più o meno giusta: ognuna è bella e coraggiosa a modo suo, come lo sono Elsa e Anna.

Canzoni, doppiaggio e adattamento: più no che sì

Frozen 2, però, rimane pur sempre un film Disney, e questo può significare soltanto una cosa: canzoni. Ed è proprio in questo fondamentale elemento che troviamo il peggior difetto di questo film d’animazione Disney. Per quanto, infatti, la colonna sonora inglese sia spettacolare, sia in termini di sonorità che di testi, molto più significativi e ambiziosi rispetto alle canzoni del primo film, l’adattamento italiano risulta piuttosto scadente. Le canzoni perdono, infatti, molto del loro smalto e della loro bellezza, risultando piuttosto deludenti. Si salva solo la canzone “Il fiume del passato” cantato dalla brava Claudia Paganelli, seppur sottotono rispetto all’incantevole “All is found” di Evan Rachel Wood, voce nota a Broadway.

Canzone più potente e significativa del film, la quale riassume l’intera pellicola in pochi minuti di epicità e spettacolo, è Into the Unknown, cantato dalla magica Idina Menzel, voce spettacolare di Broadway, già premio Oscar con “Let it Go” (che sia destinata a ripetersi?).  Questa, però, nella sua versione italiana “Nell’ignoto”, perde tutta la sua forza e potenza, riducendone di molto la resa emozionale.

Non basta quindi Serena Autieri, la cui voce da a Elsa ancora più profondità, grazie a sonorità calde e sfaccettate, a risollevare il pessimo adattamento e doppiaggio.

Insomma, un film riuscito a metà, che riuscirà a far innamorare della propria magia i più piccoli ma deludere tutti quelli che si aspettavano qualcosa in più da questo sequel.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here